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Articolo: HERITAGE IN MOTION

HERITAGE IN MOTION

Ted è un uomo di cultura, e di motori. Appena nato posava già accanto a una Porsche 911 SC rossa. Appassionato di bellezza e di stile, colleziona tutto ciò che non smette mai di passare di moda. Nelle sue vene scorre un senso di continuità che è tradizione, heritage, consapevolezza. Americano di nascita, ha trovato a Milano non solo una città dove vivere, ma la sua vera casa.
Per chi è abituato ai grandi orizzonti di Nantucket o alla vastità di Los Angeles, Milano è un luogo sorprendente: raccolta e al tempo stesso piena di piaceri. Visivi, estetici, culinari. Ed è anche città di legami e di amicizie, di passioni da condividere con chi crede nella stessa missione: tramandare il bello. Ecco perché l’incontro con Alessandro Squarzi di Fortela è così autentico. 

 

 

Ted Gushue è infatti il fondatore e direttore di ERG Media, una casa editrice e agenzia creativa che unisce pubblicazioni indipendenti e progetti editoriali su misura, spesso legati al mondo delle auto d’epoca, del lifestyle e del collezionismo. Un laboratorio creativo nato dall’idea di raccontare storie che abbiano radici forti e che sappiano resistere al tempo, proprio come le auto d’epoca che da sempre accompagnano la vita di Ted. La sua filosofia è chiara: trattare un libro come un capo ben fatto, un oggetto di design, qualcosa che entra nella quotidianità delle persone e diventa parte del loro modo di vivere. Creare bellezza con rigore artigianale, rispettando la materia e la memoria. 

Vi suona familiare? Ecco cosa ci ha raccontato questo brillante imprenditore della sua idea di stile, di milanesi, di amicizia. E ovviamente di Fortela

Come hai conosciuto Alessandro e il team di Fortela?
Ho incontrato Alessandro e il mondo Fortela grazie a un caro amico, Jamie Stimpson. All’epoca vivevamo insieme su una houseboat sul Tamigi, e per anni lui non ha fatto altro che raccontarmi di questo suo incredibile amico italiano — Alessandro — che aveva lo stile più autentico, gli orologi più belli, le auto più affascinanti e un’eleganza naturale, senza sforzo.
Jamie me lo descriveva sempre come un personaggio quasi mitico! Io, nel frattempo, avevo già iniziato a seguirlo su Instagram, con lo stesso entusiasmo con cui Jamie me lo raccontava. Per anni, prima ancora di stringerci la mano, è stato come avere un’amicizia “per interposta persona”.
Quando poi mi sono trasferito a Milano, incontrarlo è stato come ritrovare un fratello lontano. Vedere come ha fatto crescere Fortela — affrontando anche le sfide del pre e post-Covid — è stato davvero motivo di ispirazione. Il nuovo flagship di Fortela è un gioiello. E quando ho dato vita alla mia casa editrice, Fortela è stato uno dei primi partner retail. Da subito si è trattato di un’amicizia naturale, positiva, autentica. Un legame che per evidenti affinità stilistiche era già nato molto prima di incontrarci davvero. Poi, quando ci siamo visti di persona a Milano, c’è stata quella chimica immediata che ti fa pensare: “Certo, era destino”.
Quello che mi ha colpito subito è stata la sua generosità. Ha questa capacità rara di farti sentire in famiglia, sin dal primo momento. Da lì, l’amicizia si è sviluppata naturalmente: cene, auto, progetti, conversazioni infinite su stile, cultura e vita. È raro, da adulti, trovare qualcuno che ti sembri un fratello: con Alessandro è successo.

 

 

Nel tuo curriculum troviamo auto vintage, motori potenti, icone della velocità, libri, fotografie… e Fortela. Ma tu, come ti descriveresti?
Le automobili hanno sempre avuto un ruolo centrale nella mia vita. Mio padre le amava, e prima di lui anche mio nonno. Restauravamo auto insieme. Mio nonno era ingegnere, e compravano macchine incidentate — Porsche 911, Lotus Europa, Ferrari 330 GTC — per riportarle in vita. È l’ambiente in cui sono cresciuto.
C’è persino un video di famiglia che ho condiviso sui social da poco: io appena nato, in braccio a mia madre sulla sedia a rotelle, e accanto a noi mio padre, orgoglioso accanto alla sua Porsche 911 SC rossa del 1982. Sembra una scena di Top Gear. Questo racconta tanto delle mie radici. Poi le passioni per auto, orologi e artigianato si sono intrecciate con la mia carriera: da quindici anni lavoro come editor, giornalista, direttore, fondatore di riviste, oggi come editore e imprenditore creativo. Il filo conduttore è sempre stato il racconto. Sì, ci sono le auto e i motori, ma soprattutto io resto uno a cui piacere narrare storie.

Il tuo modo di vestire: cosa ti piace di più?
Sono cresciuto nel Nordest degli Stati Uniti, in un ambiente molto “preppy” e New England: Connecticut d’inverno, Nantucket o Martha’s Vineyard d’estate. Quell’estetica classica mi ha segnato fin da subito. Quando ho conosciuto mia moglie, avevo già una sorta di uniforme: camicia Turnbull & Asser, denim giapponese selvedge, Chelsea boots di Loke, presi a Londra, e blazer blu navy. Mi vestivo così cinque o sei giorni a settimana. Lei, però, mi ha aperto gli occhi sul modo di vivere all’italiana, su uno stile più globale, sfumato, che sa essere sia formale sia rilassato.
È allora che ho iniziato a indossare Fortela. Per me è stato un ponte tra il mio passato americano e la nuova vita italiana. Fortela ha radici fortissime nell’idea di look  “all’Americana” — flanelle, denim, tagli militari — ma reinterpretati attraverso una sensibilità italiana. È il perfetto incontro dei miei due mondi.

 

 

Come sei arrivato a Milano? E dove sei nato?
Sono nato nel Connecticut e per anni ho vissuto a New York, Los Angeles, Londra. La prima volta a Milano è stata nel 2013 o 2014 per un evento legato alle auto. Ricordo la sensazione immediata, mi sono detto: “Un giorno vivrò qui”. Anche da lontano tornavo sempre più spesso. Prima del Covid avevo iniziato a studiare italiano, poi durante il lockdown mi sono messo a prendere lezioni su Zoom ogni giorno alle 17, con un Negroni in mano! È diventato un rituale. Poi mi sono trasferito a St. Moritz per lavoro, ed è lì che ho incontrato mia moglie, milanese. Questo ha reso tutto naturale: ho capito che l’Italia, e Milano in particolare, era il luogo dove volevo mettere radici, costruire una vita e una famiglia. È un posto che offre il meglio del mondo, ma con un’umanità che altrove si perde.

Cosa ami di Milano?
Milano si vende da sola. In 45 minuti sei a Villa d’Este a mangiare un club sandwich sul lago di Como, in due ore e mezzo a sciare a St. Moritz, in tre ore a Roma in treno, in un’ora di volo a Parigi. È una base perfetta. Ma c’è anche la vita quotidiana: le rovine romane sotto casa, la qualità straordinaria del cibo, una pizza eccezionale a meno di quindici euro. Cosa si può chiedere di più?

Le tue influenze in fatto di stile maschile?
Prima di tutto mia moglie: ha un gusto straordinario, ha anni di esperienza nella moda e mi ha fatto scoprire marchi incredibili in Italia. Poi Alessandro e il suo “giro”: persone che mi affascinano sempre per la capacità di riportare in vita pezzi vintage, soprattutto militari. E poi c’è anche la mia passione per l’artigianato giapponese. Fortela è esattamente la sintesi di questi mondi: eleganza italiana, radici americane, precisione giapponese.

 

 

Come unisci stile e lavoro?
Fare libri e disegnare abiti non è poi così diverso. Entrambi significano creare oggetti belli, che entrano nella vita delle persone e li accompagnano ogni giorno. È una responsabilità: sia che tu disegni una giacca o un libro, stai regalando a qualcuno la possibilità di sentirsi in un certo modo. In ERG Media lavoriamo all’editoria con la stessa cura con cui Fortela pensa alla moda. L’obiettivo è comune: creare cose che durino, che abbiano senso e che migliorino la vita delle persone.

Durante lo shooting per Fortela c’è stato un capo che hai sentito cucito su di te?
Senza dubbio il denim e le camicie di flanella con bottoni a pressione. Ci vivo dentro. Sono resistenti, pratiche, fatte per durare — perfette per la mia quotidianità con un bimbo piccolo e cinque cani. Non devo preoccuparmi, so che dureranno! Sono fatte come una volta, con i tessuti giusti e la vera qualità.
Un tempo si comprava una camicia o un paio di jeans pensando di tenerli per decenni, riparandoli lungo la strada. È lo stesso spirito con cui vivo i miei oggetti, anche le auto. Guardo ancora una macchina del ’76 con 400.000 miglia: quando si rompe, la riparo. Questo approccio — comprare una volta, per sempre — è l’essenza di Fortela.




 

Un capo della collezione che ti piacerebbe avere per il prossimo autunno–inverno?
La verità è che ho già quasi tutte le camicie e i jeans che amo. Sono ormai diventati il cuore del mio guardaroba.

E un regalo per tua moglie?
Mia moglie Matilde mi ruba sempre le camicie di flanella di Fortela — forse è ora che ne abbia una tutta sua!

Se Fortela fosse un’auto?
Non una sola, ma tante. Sarebbe una Willys Jeep. Una Ford Bronco. Una Maserati. Una Porsche 2.7 RS. Tutte macchine costruite per durare, degne di essere riparate, sempre attuali. Questo è Fortela. Forever iconic